Primo Festival Italiano dei Quotidiani On Line Locali

Il Festival dei Quotidiani On Line Locali (QOLL Festival) è organizzato dall’Associazione I.P.I. – Imprese Promozione Italia.La sua prima edizione avrà luogo nei giorni 7-8 del mese di ottobre a San Benedetto del Tronto (AP), sulla base di un Regolamento del Festival approvato dal comitato direttivo di I.P.I.

Clonazioni digitali

Via Massimo Mantellini La Stampa e il Corriere online hanno nelle rispettive pagine economiche due interessanti articoli sulla crisi di Blockbuster. I titoli sono diversi, uno dei pezzi è stato scritto a Roma l’altro a Milano, al Corriere hanno aggiunto qualche utile grassetto a capo paragrafo ma per il resto gli articoli sono identici.

Bilanci pubblici dei giornali e esigenze ipocrite

Via Guido Scorza

Alcuni amici della mailing list di NEXA hanno segnalato questo breve articolo, non firmato, pubblicato ieri sulla versione online de ll Sole 24 ore. L’autore del pezzo si interroga ed invita ad interrogarsi sulle fonti di finanziamento di Wikileaks e, conseguentemente, sull’indipendenza di certe recenti decisioni di pubblicare documenti “scottanti”.

Interrogativi sacrosanti e legittimi che, d’altro canto, si sono posti, proprio nei giorni scorsi, anche i giornali americani i quali, però – a differenza del nostrano Il Sole 24 ore – hanno preferito farne un’inchiesta articolata e strutturata. Certo nei 1179 caratteri che Il Sole 24 ore ha potuto o voluto riservare ad una questione tanto complessa non c’era davvero modo per scendere nel dettaglio e sviscerare i nomi ed i numeri dei finanziamenti noti e, eventualmente, proporre domande su quelli meno noti (se esistono).

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Strumenti di difesa contro l’informazione preconfezionata

Via Ennio Martignago

Se vuoi leggere il quotidiano sul tablet hai infinite soluzioni più o meno buone: dalle trasposizioni del cartaceo alle ricomposizioni dedicate, dal gratuito al pagamento (abbonamento, consumo per numero, consumo per pezzo…).
Non credo che sia una vera innovazione e credo che i giornali debbano rimanere su carta e che il nuovo debba essere tale e non pura finzione di facciata alla moda. L’informatica si è riprodotta nella maggior parte dei casi come dei rifacimenti ancora più vecchi del modello originale. La vera innovazione è lontano dalla massa, specie se giornalisti come l’onesto per quanto simpatico Ras Letterman.
Per l’opinione comune i Social Network fanno tutti la stessa cosa, mentre, se mai dovessero esservi ancora dubbi, Twitter si è consolidato come il canale privilegiato dell’informazione, della controinformazione, ma anche della disinformazione.

Il limite è insito nei programmi per accedervi: quelli per desktop sono ancora grossolani e il web decisamente farraginoso. 140 caratteri sono pochi e leggere il link immediatamente è frequentemente impossibile o diventa spesso scomodo e lungo. La soluzione sta proprio negli iPhone, negli iPad e poi magari gli Android e i WebOS devices.

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FNSI da Buonaiuti

Via FNSI

Ma il tempo non è più una variabile indipendente. L’urgenza si fa drammatica. Editoria e giornalismo sono una priorità nazionale, come lo è stata l’Alitalia e, oggi, l’industria automobilistica.
Questo è quanto, in sintesi, hanno rappresentato, oggi a Palazzo Chigi, il Segretario e il Presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale al Sottosegretario dell’Editoria, Paolo Bonaiuti, che, assieme al Capo Dipartimento del settore della Presidenza del Consiglio, Elisa Grande, hanno avviato una nuova ricognizione sui problemi e la condizione del comparto con l’obiettivo di rimettere in moto i progetti di riforma.
Per la Fnsi l’iniziativa è certamente lodevole, ma un giudizio di merito è giocoforza sospeso, perché dopo due anni di attesa e diverse ipotesi di lavoro sono urgenti atti sui quali fondare reali ipotesi di prospettiva.
La delegazione del Sindacato dei giornalisti ha manifestato grande preoccupazione per la criticità determinata dalla fase di trasformazione industriale ancora incompiuta e dall’impoverimento delle risorse del mercato e di quelle pubbliche a sostegno di un sistema che deve fondarsi sulla qualità professionale e il lavoro correttamente definito, per assicurare pluralismo e completezza dell’informazione.

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Rinviato lo switch off al digitale del Nord Italia

Via Onetv Si allungano i tempi di attesa per le regioni del Nord Italia. Secondo il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 agosto, infatti, lo switch off sarà rimandato di alcune settimane. La fase di transizione definitiva dalla televisione analogica a quella digitale avrebbe dovuto coinvolgere, in ordine cronologico a partire dalla metà di … Leggi tutto

I finanziamenti di Wikileaks

Via ilPost

In un lungo articolo pubblicato oggi sul sito del Wall Street Journal, Jeanne Whalen e David Crawford cercano di ricostruire l’intricato percorso che segue il denaro utilizzato dai responsabili di Wikileaks.

La principale fonte di finanziamento dell’organizzazione è una fondazione creata in Germania, la Wau Holland Foundation. La fondazione raccoglie le donazioni e grazie alle leggi tedesche può mantenere il segreto sui nomi dei donatori. Ma non c’è solamente la Germania, spiegano sul Wall Street Journal citando le parole di Assange:

«Siamo registrati come una biblioteca in Australia, come una fondazione in Francia, come un quotidiano in Svezia» dice Assange. Wikileaks ha due organizzazioni non profit negli Stati Uniti, che lavorano come «testa di ponte» per il sito web. Assange non ha però detto i nomi delle due organizzazioni, sostenendo che avrebbero potuto «perdere parte dei loro finanziamenti a causa degli interessi politici»

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Ragionando sulle leggi ad aziendam

Vito Mancuso su Repubblica.it

Per questo il mio dubbio, dopo l’articolo di Giannini, è pesante. Leggendo ho appreso che non si tratta più di accettare una proprietà che può piacere oppure no ma che non ha nulla a che fare con le scelte editoriali, cioè con l’azienda nella sua essenza. Stavolta è la Mondadori in quanto tale a essere coinvolta, non solo il suo proprietario per i soliti motivi che non hanno nulla a che fare con l’editoria libraria. Quindi stavolta come autore non posso più dire a me stesso che l’editrice in quanto tale non c’entra nulla con gli affari politici e giudiziari del suo proprietario, perché ora l’editrice c’entra, eccome se c’entra, se è vero che di 350 milioni dovuti al fisco ne viene a pagare solo 8,6 dopo quasi vent’anni, e senza neppure un euro di interesse per il ritardo, interessi che invece a un normale cittadino nessuno defalca se non paga nei tempi dovuti il bollo auto, il canone tv o uno degli altri bollettini a tutti noti.

Eccomi quindi qui con la coscienza in tempesta: da un lato il poter far parte di un programma editoriale di prima qualità venendo anche ben retribuito, dall’altro il non voler avere nulla a che fare con chi speculerebbe sugli appoggi politici di cui gode. Da un lato un debito di riconoscenza per l’editrice che ha avuto fiducia in me quando ero sconosciuto, dall’altro il dovere civico di contrastare un’inedita legge ad aziendam che si sommerebbe alle 36 leggi ad personam già confezionate per l’attuale primo ministro (riprendo il numero delle leggi dall’articolo di Giannini e mi scuso per il latino ipermaccheronico “ad aziendam”, ma ho preso atto che oggi si dice così). A tutto questo si aggiunge lo stupore per il fatto che il Corriere della Sera, gruppo Rizzoli principale concorrente Mondadori, finora abbia dedicato una notizia di poche righe alla questione: come mai?

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Levi, Levi, Anselmi, La Stampa

Via Prima Pagina

Quando Giorgio Levi tenta la prima scalata a La Stampa è il 1974. Reduce del Sessantotto, cultura balbettante, fuori corso all’università, quattro facoltà cambiate, nemmeno una conclusa, nessuna laurea. Indossa giacche di velluto liscio come Robert Reford in “Tutti gli uomini del presidente” e mette il taccuino intonso nella tasca posteriore dei pantaloni come Dustin Hoffmann. Ha l’incrollabile convizione che il suo mestiere è quello del giornalista. Ma non in un posto qualunque, il suo è La Stampa.

Il direttore Arrigo Levi nel 1974

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I bilanci dell’esercito di carta di Berlusconi

Via IlFattoQuotidiano Costano tanto i manganelli mediatici dei berlusconiani. Il paradosso di Libero e de Il Giornale, i due giornali più liberisti e antistatalisti è che non potrebbero stare sul mercato. Senza i soldi regalati dagli azionisti dovrebbero dimagrire o chiudere i battenti. Nel caso di Libero c’è l’aggravante del contributo statale: 20 milioni di … Leggi tutto

Obituary: Tiberio Murgia

E’ morto Tiberio Murgia uno dei più straordinari caratteristi del cinema italiano La sua vita è stata come un suo film: agrodolce Dopo qualche tempo però inizia ad intrattenere una relazione con una compagna di partito, a seguito della quale, per lo scandalo destato, viene espulso dal PCI. Murgia emigra quindi in Belgio a Marcinelle, … Leggi tutto

In autunno forse arriva il tablet di Google

Via Engadget

We’ve been waiting on pins and needles for Google to announce some official Android tablet plans for so long we’d almost forgotten about Mountain View’s other operating system — but from what we’re hearing, Chrome OS is about to jump to center stage with a tablet debut on Verizon just before the holidays. Our friends at Download Squad are told by a reliable tipster that HTC is building a Tegra 2-based Chrome OS tablet for Google with a 1280 x 720 multitouch display, 2GB of RAM, at least 32GB of storage with the possibility of expansion, GPS, a webcam, and the usual wireless connectivity, including a 3G radio. Launch is pegged for Black Friday on November 26, and apparently the plan is to offer the device for extremely cheap or free on subsidy, which makes sense — it is just a browser, after all, and “free” sounds mighty nice compared to the iPad’s $499 entry point. (Of course, you’ll undoubtedly be tied to a Verizon contract, but we’ll just let that slide for now.) We’ll see how much of this comes true in the next few months — we’re certainly intrigued.

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