Perchè i giornalisti italiani hanno paura di Beppe Grillo e non hanno il coraggio di ammetterlo

via Il Fatto Quotidiano

L’approccio della maggioranza dei giornalisti italiani al Movimento 5 Stelle anche se apparentemente è abbastanza orientato al “politically correct” nasconde una paura conscia per i loro interessi. Il M5S ha da tempo fatto un punto forte del suo programma l’abolizione dei contribuiti di ogni tipo ai giornali. Per capirci quei contributi a cui ha sempre rinunciato il Fatto Quotidiano, la testata che leggete, e che nonostante questo fin da subito ottiene ottimi risultati di bilancio. Perché? Perché Il Fatto vende e ha pubblicità online su un sito con grandi accessi e non ha bisogno di contributi pubblici che sono solo fenomeni distortivi di un mercato messi in mano ad oligarchie. Il Fatto ha come obiettivo fare il miglior prodotto giornalistico possibile, un giornalismo vero e senza filtri, libero e indipendente e funziona splendidamente senza contributi pubblici. 

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Il migliore editoriale sulle elezioni italiane l’hanno scritto quei rivoluzionari … dell’Osservatore Romano

Dall’Osservatore Romano

Timori e incertezze caratterizzano l’attesa per le elezioni politiche ita liane. A preoccupare, anche i mercati e la comunità internazionale, è soprattutto la possibilità che dalle urne possa uscire un Parlamento frammentato, non in grado di esprimere un Governo stabile. Sul risultato delle consultazioni pesa inoltre l’incognita di quanti sono ancora indecisi e di quanti preferiranno astenersi. La sfiducia nella capacità della politica di emendarsi e di mettere mano alle riforme è un elemento che è destinato ad avere un forte peso nella scelta dei cittadini.
Tuttavia, nei programmi e soprattutto negli slogan, non tutti i partiti sembrano aver tenuto conto dei ambiamenti in corso nella società italiana, fra i quali la crisi del ruolo tradizionale dei partiti intesi come titolari esclusivi della mediazione politica. Eppure, fra gli elementi di novità della campagna elettorale si segnalano i milioni di elettori che hanno partecipato alle consultazioni primarie e alle “parlamentarie” così come pure le piazze colme per alcuni comizi. È una massa sul punto di diventare critica, fatta di persone che vogliono partecipare direttamente alla ricostruzione del Paese. Nella loro percezione, anche le proposte meno realistiche diventano strumentali al rovesciamento di un sistema da rifondare.

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Quel lungimirante di Piero Fassino: se Grillo vuol fare politica fondi un partito, vediamo quanti voti prende

Questo video merita di fare il paio con quello in cui Giannino raccontava del suo Master … Il testo del parlato di Piero Fassino: “Se Grillo vuol fare politica fondi un partito, metta in piedi una organizzazione, si presenti alle elezioni: vediamo quanti voti prende, e perchè non lo fa ?”

Wi-next Forum a Torino: il wireless e l’economia digitale

Via Torino Digitale Mercoledì 27 febbraio, presso la Sala Conferenze dello Juventus Stadium, si terrà, a partire dalle 10.30 , il Wi-Next Forum: il Wi-Fi oltre la siepe…,  un incontro dedicato al futuro del Wi-Fi e al ruolo da protagonista che questo può avere per lo sviluppo dell’economia digitale del Paese. L’evento sarà inoltre un’occasione per la … Leggi tutto

Che cosa sta succedendo a Linkiesta ?

Gli infiniti impegni di questi giorni mi aveano distratto da una serie di eventi che sono successi in sequenza rapida.

Prima il licenziamento del condirettore Massimiliano Gallo, poi le dimissioni del diretttore Jacopo Tondelli

Poi arriva un giorno, e ti accorgi che è il giorno in cui devi – non hai altra scelta, devi – andare via. Quel giorno per me è arrivato oggi in seguito a una decisione degli organi di gestione de Linkiesta.it che non doveva essere presa sopra la mia testa. Succede invece che, a cose fatte e decise, mi viene comunicata verbalmente la decisione “già presa” del licenziamento del condirettore Massimiliano Gallo. Non solo già presa, ma materialmente già irrevocabile. Figurarsi.
Senza neanche entrare, qui, nel percorso decisionale e nell’impianto motivazionale della scelta, mi è parso evidente quale fosse il mio dovere e dove stesse la mia dignità personale e professionale: nelle dimissioni. Perché non si può fondare un giornale come Linkiesta aderendo anche come socio all’iniziativa; non si può pretendere di fare le pulci al potere, ai suoi tic, alle sue arroganze, ai suoi errori di valutazione e gestione, per poi annuire e magari anche ringraziare di fronte a un gesto che sa, palesemente, di esautorazione. Qualunque altra mia scelta, avrebbe voluto dire accettare e anzi istituzionalizzare, dentro al giornale che ho diretto sin dalla sua fondazione e di cui sono socio, il germe di ciò che più accesamente abbiamo criticato nelle società degli altri.

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La Lettera Aperta della Fieg sul futuro dell’editoria in Italia. Il consiglio per loro è semplice: arrendetevi in fretta, la festa per voi è finita

game-overLa Fieg, la cosiddetta Federazione Italiana Editori di Giornali, una lobby costituita per la sua parte più influente di editori impuri che hanno impoverito e infangato l’informazione in Italia, che hanno voluto trasformare il mercato dell’editoria in una oligarchia di potenti,  che hanno condiviso con una lobby di giornalisti vecchi nella mente e nelle azioni  i destini del paese, ha scritto una patetica lettera aperta sul suo sito in cui cerca di salvarsi. L’incipit è patetico, il resto peggio. Per molti di loro è finita: game over.

 Noi editori consideriamo la tutela della libertà di stampa e la diffusione delle notizie una funzione pubblica e insieme un’attività d’impresa che va salvata perché essenziale alla vita democratica del Paese. Abbiamo una doppia responsabilità: offrire ai lettori un prodotto di qualità, vale a dire corretto, ben fatto, utile e adatto ai tempi che viviamo; e garantire un lavoro ai nostri collaboratori in condizioni di equità. Si tratta di un equilibrio difficile da mantenere, la cui ricerca richiede grande capacità di adattamento alle nuove sfide. L’editoria italiana sta vivendo un passaggio epocale: agli effetti della congiuntura economica si aggiunge il rapido avanzare delle tecnologie digitali, con effetti rivoluzionari nelle abitudini delle persone e sul mercato.
In questo difficile contesto è urgente un ripensamento complessivo del settore editoriale come base per una politica industriale capace di frenare la flessione produttiva e di cogliere le occasioni di sviluppo attraverso una decisa modernizzazione.

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Oggi il #greenbombing per ricordare ai politici i temi ambientali

greenbombingOggi noi modesti giornalisti ambientali lanceremo a partire dalle 14 un su twitter per ricordare ai nostri politici distratti i temi ambientali nei loro programmi e nelle loro politiche future.

Alleanze post-elettorali, patti di non belligeranza, promesse di ogni genere… Ma possibile che di rinnovabili ed efficienza, parchi e turismo verde, agricoltura ed incentivi per la riqualificazione domestica, green job e #salvaiciclisti, grandi opere e gestione dei rifiuti… nessuno voglia parlare in questa campagna elettorale? Visto che i mass-media su questi argomenti tacciono portiamo noi l’ambiente nel dibattito! Qui sotto trovi alcune domande che vogliamo rivolgere ai candidati delle diverse forze politiche. Suggeriscine altre (cliccando qui) e facciamo insieme massa critica ritwittandole verso i leader di tutti gli schieramenti. Ecco le istruzioni per partecipare alla campagna:

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