In nome del popolo sovrano: il finanziamento pubblico dei partiti

Nel 1993 con un risultato schiacciante il popolo italiano votò contro il finanziamento pubblico dei partiti Nel 2012 dopo la solita serie di scandali sui conti dei partiti italiani ABC (Alfano, Bersani e Casini) hanno sostenuto che: ” Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici destinati ai partiti, gia’ drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011, … Leggi tutto

Prove generali di un’Edicola Italiana digitale

Via Corriere.it I quattro principali gruppi italiani di editoria d’informazione – L’Espresso, Mondadori, RCS e Sole 24 Ore – hanno definito con una lettera d’intenti la costituzione di un consorzio per la realizzazione di un’edicola digitale. Ciò consentirà agli utenti di acquistare semplicemente, in un unico luogo online e in formato digitale, i prodotti giornalistici … Leggi tutto

Nuove ipotesi per il salvataggio dei pubblicisti

Via La Repubblica degli Stagisti Una norma “salva pubblicisti”, ovvero un periodo ponte di almeno due anni che consenta a quanti hanno già iniziato i 24 mesi di collaborazione retribuita con una testata di concludere il percorso per l’iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti secondo le vecchie regole. È la soluzione prospettata alla Repubblica degli Stagisti … Leggi tutto

La sindrome Nimby del giornalismo italiano e i goffi tentativi di riforma dell’Ordine

Via il Fatto Quotidiano

In questi mesi si parla molto di liberalizzazioni, visto che il Governo Monti e l’Unione Europea stanno cercando di liberalizzare il liberalizzabile. L’inverso logico delle liberalizzazioni nel mondo del lavoro sono gli Ordini Professionali. La posizione Europea è chiara: gli ordini professionali possono esistere se è chiara la loro funzione di interesse pubblico nella società. Se sono fonti di monopoli, oligarchie, posizioni dominanti, e non servono pubblicamente, vanno sciolti o regolamentati meglio. I due recenti decreti sul tema dei Governi Berlusconi e Monti hanno suscitato un dibattito pubblico sulla funzione sociale degli Ordini e sulle implicazioni occupazionali della loro riforma, mentre all’interno dei singoli Albi professionali, oltre a organizzare degli incontri con il Governo, si stanno proponendo delle auto-riforme con l’obiettivo di farcela per il prossimo 18 agosto. Addirittura si sta organizzando per il 1 marzo un Professional Day con tanto di evento televisivo e streaming su Internet.

Di quanto sta accadendo all’Ordine dei Giornalisti si parla poco, soprattutto se ne parla poco ai cittadini, che meritano trasparenza su quelli che dovrebbero essere i loro fornitori di informazioni… ma si sa, i giornalisti non amano parlare delle loro cose in pubblico. Riservatezza o vergogna ? Ai posteri l’ardua sentenza. O forse in questo caso si tratta più della sindrome Nimby di un gruppo di professionisti – non tutti, ad essere sinceri – che per mestiere raccontano degli altri, ma non delle loro cose. Che chiedono riforme, ma che non amano essere riformati.

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I nuovi dati dimostrano come è cambiato il mondo dei giornalisti in Italia

Via LSDI

Sulla base di una serie di nuovi elementi forniti dall’ Inpgi,  Lsdi approfondisce la situazione economica e quella demografica nel campo dell’ attività giornalistica in Italia – L’ analisi delinea un ampio segmento di pubblicisti  interno alla professione (o  immediatamente contiguo), che ormai ha poco a che fare con il pubblicismo classico, e che è già a pieno diritto nella sfera del  giornalismo professionale – Oltre 9.000 sono infatti i pubblicisti con un reddito annuo superiore ai 5.000 euro.

Ma conferma anche il forte gap di condizioni economiche fra lavoro autonomo e lavoro subordinato e la presenza di una ampia fascia di redditi particolarmente bassi: di fronte a un salario medio dei giornalisti pari a 51.027.000 euro annui, nel 2010  il 34,6% dei rapporti di lavoro complessivi (16.877 su 48.789) generavano un reddito inferiore ai 5.000 euro annui

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Il 94% delle microimprese italiane usa internet

Una ricerca Micro-Business, svolta nell’ambito dell’iniziativa Epson Business Council, presentata a Milano sostiene che il 94% delle microimprese (da 1 a 10 addetti) intervistate nella ricerca Epson Micro-Business utilizza il web per vendere prodotti o servizi. L’89% compra attraverso Internet. Sono ovviamente ercentuali destinate a crescere nei prossimi due anni, che paiono dimostrare la volontà … Leggi tutto

Cane non mangia cane e un miliardo di sussidi inutili e clientelari all’editoria

Dagospia analizza sapientemente il mondo dell’editoria italia e l’atteggiamento di molti giornalisti che nasce dalla sidrome Nimby dei giornalisti italiani

“Su un punto la tranquillizzo: i contributi pubblici ai giornali indipendenti come il nostro sono oggi (per fortuna) inesistenti. I nostri stipendi ce li pagano lettori e inserzionisti”.  L’impudica rispostina di Sergio Rizzo (“contributi inesistenti”) appariva sotto la lettera di un ingenuo deputato, Silvano Moffa, che si lagnava per la campagna anti parlamentari del Corrierone. Per altro, meritevole. Nonostante le omissioni. Si tratta presidente della Commissione lavoro della Camera che una volta ricevuti i pesci in faccia dal Corriere, si troverà nell’aula di Montecitorio a votare l’ennesima proroga milionaria ai Signori dell’editoria.  Almeno fino al 2014, secondo la promessa di Monti.

Una missiva garbata e argomentata in cui il povero Moffa, en passant, ricordava al Gabibbo (impunito) i contributi pubblici versati all’editoria (un miliardo di euro annui) con cui anche i giornalisti arrotondano lo stipendio.
Magari turandosi il naso o ignorandone addirittura la puzza (di provenienza).
Ma i professionisti dell’Anti casta sono fatti così. Moralisti à la carte.

Tant’è che al momento di andare al “mercatino delle pulci” (altrui) non guardano mai cosa si vende (di guasto) sulle proprie bancarelle dove acquistano per mangiare.  E fanno finta di non vedere che da molto tempo i grandi giornali (Corriere, Repubblica, Stampa etc) sono in mano ai Poteri marci.

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