La crisi economica viene troppo spesso usata come un alibi che permette a disinvolti e spregiudicati amministratori delegati e imprenditori di perseguire semplici finalità di lucro. Lo sanno bene i lavoratori di Agile ex Eutelia, di Omnia Network, di Phonemedia, di Accenture e di altre importanti aziende del territorio: vittime di ingiustificati licenziamenti collettivi, collocati in cassa integrazione straordinaria, spettatori involontari e incolpevoli di chiusure di reparti o interi stabilimenti.
Si tratta di operazioni realizzate attraverso un uso chirurgico delle leggi attualmente vigenti nel nostro Paese, come accade sfruttando le ampie opportunità offerte dalla Cessione di Ramo d´Azienda. Queste operazioni criminali permettono a professionisti del fallimento di ottenere il massimo profitto scaricando i lavoratori sulle spalle della collettività, sfruttando in maniera indiscriminata gli ammortizzatori sociali come mobilità, Fondo di Garanzia INPS per il TFR, impoverendo il Paese.
«Buongiorno dottoressa. Il direttore generale la aspetta nel suo ufficio». La voce della segretaria lasciava intuire un certo distacco. Strano. Torni dalla maternità, di solito i colleghi ti accolgono con un sorriso e mille domande. Come va la piccola? Piange? Come ti sei organizzata a casa? Stefania Boleso, 39 anni, marketing manager di Red Bull Italia (multinazionale austriaca presente in oltre 180 Paesi, ndr) non ha voluto ascoltare quel brivido di disagio. Come uno sportivo che si è preparato al meglio, dopo dieci mesi di maternità era stanca di immaginare la gara imminente. Baby sitter assunta a tempo pieno, marito pronto a dare una mano nelle emergenze: meglio scendere in campo e giocare. E allora via, dal capo. «Buongiorno Stefania. Scusa ma… Per motivi di costi la tua posizione non è più prevista». Tradotto: devi andartene. Con le buone o con le cattive. «Non dimenticherò mai quell’attimo — racconta adesso Stefania Boleso —. Erano le dieci del mattino del 30 settembre scorso. E’ stato come essere lasciata dal primo amore».