Non se ne accorge nessuno, ma in buona parte di Torino si può navigare in internet con il telefonino (o con la chiavetta) circa dieci volte più veloce del normale. In realtà nessun cellulare può riuscirci, perché si tratta solo di una sperimentazione. Il Telecom Italia Lab, storico centro di ricerca torinese, ha installato 17 antenne in grado di trasmettere il segnale in modalità “Long term evolution”. È la quarta generazione della telefonia mobile.
“Oggi l’utente comune può sfruttare le tecnologie “umts” e “hi-speed”, con chiavette che al massimo possono raggiungere i 14,4 megabit al secondo. Noi invece stiamo lavorando su un sistema di trasmissione che parte da 100 megabit e che siamo già riusciti a spingere fino a 140″, spiega Sandro Dionisi, responsabile del TiLab. I suoi tecnici (30 ingegneri iper-specializzati) stanno testando telefonini, chiavette e antenne sfornate da partner come Alcatel-Lucent, Ericsson, Huawei e Nokia-Siemens. E, spiega Dionisi, “la città di Torino ci consente di fare le prove all’interno di uno scenario urbano”.
Murdoch tenta negli Usa il giornale solo per Ipad
Via Ilcorriere.it Rupert Murdoch lancia negli Usa un nuovo quotidiano nazionale per fare concorrenza al New York Times e a UsaToday e per cercare di riconquistare il pubblico dei giovani. Uscirà entro la fine dell’anno, ma non lo si troverà in edicola. E nemmeno su Internet. Sarà un giornale interamente digitale distribuito (a pagamento) solo … Leggi tutto
Google ci spia. Traccia e registra i nostri movimenti sulla rete. Vede quello che cerchiamo, vede quello che leggiamo o guardiamo. Sa dove siamo. Conosce i nostri interessi, anche quelli che vogliamo tenere nascosti. Controlla il contenuto e i destinatari delle nostre email. Pochi lo sanno, qualcuno lo sospetta, quasi tutti lo ignorano, ma è proprio così. Ci spia. E poi ci scheda, conservando la mole di informazioni che ci riguardano in un database per un anno e mezzo. Otto italiani su dieci che usano Internet sono finiti nei database di Google. Più riesce a conoscerci, più specifica, corrispondente ai nostri gusti e quindi efficace sarà la pubblicità che ci farà trovare sui siti che visitiamo. Per i cervelloni del marketing è semplicemente behavioral advertising, pubblicità personalizzata. I difensori della privacy, invece, usano un termine più sinistro: profiling. Profilazione degli utenti. Ormai lo fanno quasi tutti i più grossi operatori del web. Ma nessuno in maniera capillare quanto il gigante di Mountain View. Ma quante informazioni riesce a raccogliere il colosso della rete?
Iniziamo a raccontare la convivenza oramai più che mensile con il Tabroid. Per chi non avesse seguito gli acquisti del titolare di questo blog