Una Prima Liquida, meglio Banzai

L’apertura di Prima Comunicazione di questo mese è dedicata a Banzai

“Siamo cresciuti in maniera sorprendente, addirittura più di Facebook (+21%). Solo Google è cresciuto più di noi in termini assoluti guadagnando 30mila utenti in più su 2 milioni e mezzo. Ma in percentuale Banzai è aumentato più di tutti. In termini assoluti siamo all’ottavo posto e al terzo se consideriamo solo i gruppi italiani: veniamo dopo Telecom Italia e Wind, e prima di Rcs e del Gruppo L’Espresso”, spiega Paolo Ainio.

Il conseguimento di questi ambiti traguardi è legato agli importanti investimenti del gruppo nelle tecnologie: “Stiamo cominciando a vedere i risultati – commenta Ainio – riusciamo a produrre una notevole quantità di contenuti pur restando nei limiti che ci sono concessi dal mercato. Cioè senza gonfiare le redazioni né acquistare contenuti all’esterno. Quello che guadagniamo lo reinvestiamo nelle tecnologie, non nei contenuti”.

Oggi il gruppo Banzai può contare un network di siti verticali che spaziano dall’universo femminile – PianetaDonna, GirlPower,Pianeta Mamma- , ai giovani – Studenti.it e Giovani.it -, dai fornelli -GialloZafferano, Cookaround – alla finanza – Soldionline -, dai viaggi – Zingarate – alle tecnologie – Pianetatech- , fino ad arrivare all’informazione 2.0, quella dei blog e dei social network, rappresentata da Liquida, il portale degli ‘user generated content’ di qualità.

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Giornalismi e status quo

Via LSDI

Giornalismi e status quo. Come si vive il cambiamento in redazione. E’ il titolo di un incontro organizzata dall’ Anso – l’ associazione degli editori online – per il pomeriggio del 29 aprile a Milano, col patrocinio dell’ Ordine dei giornalisti della Lombardia e la collaborazione del Master di giornalismo dell’ Università di Milano e di Lsdi. Al centro dell’ incontro – il cui inizio è fissato per le 15 nella Sala lauree della Facoltà di Scienze Politiche (Via del Conservatorio, 7) – la questione dell’ innovazione e delle resistenze che essa incontra nelle redazioni, un tema chiave dell’ evoluzione del giornalismo e dell’ editoria contemporanei.

Al dibattito partecipano giornalisti ed esperti del settore, fra cui il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, che proprio su questi temi ha avuto nelle scorse settimane con la sua redazione una forte polemica. Con De Bortoli,Vittorio Feltri, direttore di Libero, Walter Passarini, vicedirettore del Master in giornalismo ”Walter Tobagi”, Luca De Biase, caporedattore di Nova24 (Sole24ore) e animatore della Fondazione

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Rapito il figlio di Yevgeny Kaspersky

Via ZeusNews Ivan Kaspersky, il figlio ventenne del creatore di antivirus Yevgeny Kaspersky, è stato rapito mentre si recava al lavoro nel proprio ufficio, in un’area industriale nella zona nord di Mosca. Per il giovane Kaspersky, che frequenta a Mosca la facoltà di matematica e cibernetica, pare che i rapitori abbiano già richiesto un riscatto … Leggi tutto

Il wifi diventa libero in Piemonte per legge regionale

Via QP Il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato la legge di promozione del wifi libero e gratuito : interventi a sostegno della realizzazione di servizi di accesso Wi-Fi gratuiti e aperti. il Piemonte è la prima regione d’italia a dotarsi si una legge con obiettivi del genere.La legge prevede: l’erogazione di contributi e voucher … Leggi tutto

Gli imprenditori piemontesi e la sentenza Thyssen

Via La Stampa

Passato il momento di confusione del dopo sentenza Thyssen, il presidente dell’ Unione Industriale di Torino, Gianfranco Carbonato, torna sulla pesante decisione del tribunale di Torino che ha condannato per omicidio volontario (16 anni e mezzo) l’Ad dell’ acciaieria tedesca Harald Espenhahn per il rogo in cui morirono 7 operai. L’analisi, a qualche giorno di distanza, è più dura delle risposte a caldo.

Presidente, cosa la preoccupa della sentenza Thyssen?
«Innanzitutto l’anomalia. Non mi risulta che l’ipotesi dolosa sia mai stata contestata su un incidente sul lavoro nemmeno quando è avvenuto in luoghi di conclamata illegalità e lavoro nero. Siamo gli unici in Europa e questo mi preoccupa perché penso agli investitori stranieri. L’immagine che diamo all’esterno non invita un’impresa a scegliere l’Italia. Se il modo di ragionare della procura e della Corte d’assise dovessero diffondersi nel Paese sarebbe un gigantesco “regalo competitivo” agli altri».

Lei crede si possa sacrificare la sicurezza in cambio dell’investimento?
«Proprio il contrario. Sono preoccupato perché, seguendo questa linea di pensiero, lavoro e sicurezza rischiano di finire in contrapposizione. E questo sarebbe un danno per tutti».

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