Google digitalizzerà la Bibliothèque nationale de France

Via La Tribune
Google

Selon les informations de La Tribune, la Bibliothèque nationale de France (BNF) discute avec Google : elle pourrait lui confier une partie de la numérisation de son fonds. En 2005 la BNF avait été le fer de lance de la résistance européenne au projet de bibliothèque numérique universelle de Google,

Vingt-neuf grandes bibliothèques dans le monde, à l’instar de la Bodleian Library d’Oxford, se sont déjà laissé convaincre par le service rapide et gratuit de Google.

Le géant Internet est également en passe de mettre fin à sa bataille avec les éditeurs américains, sous réserve que la justice américaine valide leur accord à l’automne et qu’il soit accepté par les autorités de la concurrence.

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Futili cinguettii

Via Repubblica.it

Durante le giornate calde delle scorse elezioni iraniane era stata l’unica voce capace di oltrepassare le barriere della censura e arrivare, proprio come il cinguettio di un uccellino, fino alle orecchie dei media occidentali. Così Twitter, dopo essersi lentamente accaparrato l’interesse degli utenti nonostante lo strapotere del fratellone Facebook, era diventato anche il mezzo ideale per una nuova forma di giornalismo partecipativo. Ora però a sminuire il potere del microblogging, una finestrella vuota da riempire con centoquaranta caratteri di testo per raccontare in presa diretta quello che succede nelle vite degli utenti, arriva uno studio americano condotto dalla società di ricerche Pear Analytics.

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Cercando notizie su Rockmelt

Cercando notizie su Rockmelt si incontrano altri che le cercavano e le trovavano via Gennaro Carotenuto

Rockmelt, il post-browser annunciato dall’inventore di Mosaic e Netscape, che promette entro fine anno di rappresentare una novità importante. Stavo cercando notizie e non ho potuto fare a meno di notare che il pezzo di Repubblica a firma di tal Giovanni Gagliardi, è una copia conforme ma più povera del pezzo del New York Times pubblicato il 13.

Sembra abbastanza evidente che Gagliardi si sia limitato a riportare quanto scritto dal quotidiano statunitense senza citare, verificare, indicare la fonte, insomma senza nulla di quanto obbligatorio fare per un buon giornalismo.

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La FIEG studia il passaggio ai contenuti a pagamento

L’ANSA ci racconta che esiste un prestigioso steering commitee FIEG sulle news a pagamento

Le news on line a pagamento potrebbero essere introdotte presto anche in Italia. A pochi giorni dalla sfida lanciata dal magnate australiano Rupert Murdoch, che ha annunciato che entro un anno i suoi media faranno pagare l’informazione sul web, il presidente della Federazione italiana editori giornali, Carlo Malinconico, in un’intervista all’ANSA spiega che è già al lavoro un comitato per individuare le possibili formule, da sottoporre poi alla libera scelta di ogni editore. Parole chiave: flessibilità, prezzi ragionevoli e condizioni trasparenti da parte di motori di ricerca e provider. “C’é la profonda convinzione, da parte degli editori – sottolinea Malinconico – della necessità di valorizzare con ogni mezzo il prodotto editoriale proprio nel momento in cui si accetta la sfida della convergenza multimediale. Occorre fare i conti con il luogo comune secondo cui l’informazione deve essere gratuita, dimenticando che per produrre i contenuti giornalistici i costi sono rilevanti. Senza risorse non c’é qualità. Ma dobbiamo evitare l’illusione che il passaggio sia semplice e indiscriminato”. Anche per questo la Fieg ha creato “un gruppo di lavoro, uno ‘steering committee’, presieduto da Piergaetano Marchetti – annuncia – che affronterà il tema della valorizzazione dei contenuti editoriali in relazione alle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione”.

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Formaggini e delikatessen nei social network

Vittorio Zambardino commenta l’acquisizione di Friendfeed da parte di Facebook. Blogger disperati tenteranno suicidi di massa ?

C’è in giro una grande agitazione e curiosità per l’acquisizione di Friendfeed da parte di Facebook, mentre io la considero una mossa quasi “naturale”. Finalmente qualcosa che chiunque, non solo gli specializzati e gli impallinati di tecnologia, possono capire. Purtroppo sono lontano dai miei attrezzi di scrittura consueti, quindi sarò schematico, ma possiamo schematizzare così:

Delikatessen e supermercati. Facebook è ormai al di là di ogni punto di non ritorno. Ha più di 200 milioni (c’è chi dice 300) di utenti. E’ un “ambiente” che in certi momenti si sovrappone al web, come se sostituisse un mondo di libera navigazione solitaria e fortemente conoscitiva con una “città telematica”, molto caotica e affollata, ma sicuramente più facile da usare (ma sregolata da un autoritarismo privo di diritti). Abusato il paragone della 500 del web, forse una 126 direi, che però mette a disposizione di tutti, senza chieder loro una competenza aggiuntiva,  forme di comunicazione interattiva.

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Come salvare un giornale: inchieste e informazione locale

Federico Rampini su Repubblica.it (in effetti un piccolo inghippo c’è: il competitor si è rifugiato solo sul web)

La storia del Seattle Times diventa un caso da studiare per tutta l’industria dei mass media. Il quotidiano della West Coast è sempre stato considerato una delle migliori testate regionali. Per garantire un’informazione di qualità, e continuare la tradizione del giornalismo investigativo di cui va fiero, l’editore Blethen ha voluto mantenere una redazione in apparenza sovra-dimensionata per un giornale locale: 210 giornalisti. E’ vero che i tagli di organico hanno colpito anche lì: fino a cinque anni fa i redattori a tempo pieno erano 375. Ma adesso Blethen si dice convinto che in casa sua la cura dimagrante è finita, proprio mentre altri editori devono varare piani di ristrutturazione per far fronte alla crisi delle entrate.

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Il Postulato del Copyright ai Tempi della Rete

Un anno fa Antonio Tombolini formulava il Postulato del Copyright ai Tempi della Rete Data un’opera X coperta da copyright (dove X è indifferentemente un brano musicale, un film, un libro, ecc…), la sua disponibilità per il download illegale è inversamente proporzionale alla disponibilità – per volontà del detentore di diritti – (autore o più … Leggi tutto

Una giornata senza cinguettii

Gianluca Nicoletti the day after l’attacco a Twitter

Tra i 45 milioni di utenti di «Twitter» sicuramente molti avranno rischiato la crisi d’astinenza. Quasi una catastrofe, anche se tutto è durato solo qualche ora, comunque un evento intriso di solenne gravità, tanto da meritarsi di essere annunciato ufficialmente, come fosse l’ inizio di un attacco da parte di un esercito straniero, da Biz Stone in persona.

Il messaggio del padre fondatore di Twitter sembrava proprio un epico bollettino di guerra «In questa mattina di giovedì, che sembrava tranquilla e felice, Twitter è finito sotto attacco. Attacchi di questo tipo sono vere e proprie iniziative dolose, orchestrate per rendere inutilizzabili servizi come le banche online, i sistemi di pagamento via Web e, appunto, i sistemi di comunicazioni come Twitter. Ma noi ci difenderemo».

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Twitter attaccato da pirati informatici

Via Sos Computer

Poteva sembrare una tranquilla mattinata di inizio agosto. Invece oggi il risveglio è stato da incubo per i quartieri generali di Twitter a San Francisco. I tecnici del social network hanno dovuto fronteggiare un attacco informatico che ha bloccato Twitter impedendo la conversazione on-line di decine di milioni di suoi utilizzatori.

L’attacco è cominciato alle 9, ora della costa orientale Usa , quindi le 15 ora italiana. Le prime segnalazioni del blocco del servizio, sono arrivate da molti blog, tra i quali Techcrunch, probabilmente il più letto (e temuto) blog tecnologico.

Twitter ha ammesso attraverso il suo blog l’evidenza di un attacco in piena regola che ha costretto i gestori del social network a sospendere il servizio. “Ci stiamo difendendo da un attacco che rende inaccessibile la nostra rete. Vi aggiorneremo a breve”.

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Modelli possibili interconnessi di informazione

Via Bernardo Parrella

Non è certo un mistero che, in questi tempi di crisi economica e di information overload, ogni entità attiva nel mondo dell’informazione, dalle testate mainstream ai citizen media, debba darsi da fare in maniera creativa e innovativa per le modalità di autosostentamento. È quanto va facendo nel suo piccolo anche Global Voices Online, il cui post odierno (in italiano) illustra i passi attivati in questa direzione. “Siamo lieti di annunciare che, nonostante la crisi economica in corso, quasi tutte le nostre spese per il 2009 sono coperte, grazie al supporto delle organizzazioni filantropiche elencate qui. Per assicurare una sostenibilità a lungo termine, stiamo tuttavia cercando di raggiungere un equilibrio fra supporto filantropico, commissioni editoriali, partnership e redistribuzioni di contenuti, buttandoci dentro un pizzico di pubblicità” – spiega la managing director di GV, Georgia Poppelwell (traduzione di Eleonora Pantò). A ribadire insomma che i modelli possibili sono interconnessi, variegati e flessibili, piuttosto che mettersi alla vana ricerca del Sacro Graal, cioè dell’unico business model buono per tutti – così come non esiste “la” killer application del giro high-tech e/o online.

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