Omissioni di atti giornalistici

Negli scorsi giorni molti giornali e molti giornalisti ed editorialisti di testate “importanti” (immeritatamente) hanno denunciato sdegnati con toni forti i problemi di dissesto geologico del paese Italia. La domanda sorge spontanea: gli stessi giornali e giornalisti ed editorialisti perchè in passato non hanno dedicato prima del disastro inchieste, editoriali, analisi sui problemi del dissesto … Leggi tutto

Pensavo fosse un piano industriale, invece era una dichiarazione d’intenti

Via Linkiesta L’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, è tornato ancora una volta su Fabbrica Italia. Da «più straordinario piano industriale che il paese abbia mai avuto», come scriveva nell’aprile 2010, nei giorni scorsi era diventato «una dichiarazione d’intenti». Oggi, invece, «l’espressione di un indirizzo strategico». Se fosse un film, probabilmente si chiamerebbe “Pensavo fosse … Leggi tutto

Silviomat

Via Il Fatto Quotidiano Le mini minor per le ragazze dei festini di Arcore alloggiate nel residence di via Olgettina. I bonifici al ragionier Giuseppe Spinelli, che con l’aiuto di Nicole Minetti, saldava i conti delle bunga girls, dall’affitto alle bollette della luce. I prestiti infruttiferi per parenti, amici, politici e pulzelle varie. I finanziamenti … Leggi tutto

Operazione sassolini – uno

Oggi mi ha chiamato un “giornalista” piemontese che si è costruito una carriera e rubando lo stipendio attraverso frequentazioni sindacali e ordinistiche. Dopo una sviolinata di un dieci minuti su quanto avevo ragione sul giornalismo digitale, su quanto ero bravo e forse bello mi ha chiesto se gli procuravo collaborazioni giornalistiche perchè “sai il mestiere … Leggi tutto

Morte mediatica (e truculenta) di un dittatore

Via Ejo

Scriveva Massimo Gramellini sulla Stampadi venerdì: “Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme, sia essa Gesù o Gheddafi, degradano chi li compie a un rango subumano”.

Vale anche per la gran parte dei media, inclusa La Stampa, che hanno tramesso, pubblicato e diffuso le immagini atroci e il video del dittatore ancora vivo e gravemente ferito e successivamente morto e oltraggiato?

La foto del rais sanguinante era sulle prime pagine di tutta la stampa internazionale compresa quella italiana. Hanno optato per scelte editoriali più soft quotidiani tedeschi Frankfurter Allgemeine Zeitung e Süddeutsche Zeitung, la svizzera Neue Zürcher Zeitung e il New York Times.

Ma in generale la tendenza è stata quella di pubblicare senza veli e senza censura tutto il materiale fotografico, video e audio che raccontasse gli ultimi attimi di vita di Gheddafi.

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Paesi occidentali esportatori di democrazia e moralità e qualche problemino collaterale

Via Libero

Diciassette secondi di video appena, che non aggiungono nulla di concreto alla vicenda della morte di Gheddafi che comunque resta un atto feroce. Ma che dimostra il volto più aberrante della rivoluzione e che ne mette in dubbio il valore morale, se ce n’è uno. In questi diciassette secondi di video, pubblicati in rete dal sito web Global Post, che ottiene le immagini direttamente dai miliziani del Cnt, si vede il colonnello di spalle e quindi non visibile in volto che viene sodomizzato, o quasi, con un bastone appuntito da uno dei miliziani che lo hanno catturato. Il video sembra essere autentico. Il raìs indossa la stessa divisa vista negli altri video negli attimi prima della morte. Le macchie di sangue sono compatibili, e anche l’ambientazione sembra la stessa.

Di lì a poco il raìs viene ucciso verosimilmente con un colpo alla tempia, sparato da un ragazzo con la pistola d’oro ritrovata nel bunker del Colonnello. Il corpo viene poi denudato, calpestato, martoriato dai ribelli presenti, quindi caricato su un automobile e portato a Misurata, dove si trova tuttora. E dove la gente fa la fila per andarlo a vedere, con la mascherina per proteggersi dal puzzo.

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I segreti sepolti con Gheddafi

Via Mimmo Candido

Ancora non era nemmeno confermata la notizia che a Sirte lo avevano fatto fuori, che già il potere che ora in Libia comandava senza più oppositori metteva le mani avanti: «Noi non abbiamo mai dato l’ordine di ammazzare Gheddafi». I governi – quelli ufficiali e regolari quasi sempre, figuriamoci poi quelli autodefinitisi transitori – non mostrano molti pudori nel difendere pubblicamente le loro malefatte, contando sul convincimento che alla fine le verità istituzionali hanno una buona capacità di tenuta nel tempo; i “weakyleaks” arrivano sempre dopo, quando la memoria si è affievolita e, soprattutto, le regole del gioco e i suoi stessi protagonisti sono ormai cambiati. E allora, perché non credere a quanto dicono oggi e dicevano già ieri Jalil e soci?

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Indignarsi insieme a qualche altro milioncino di persone

Oggi ci indegna. In effetti l’idea meno “politically corect” sarebbe un messaggio a certi personaggi di questo tipo: “ora uscite con le mani alte e se accettate di farvi giudicare da un giusto processo bene, se no veniamo a prendervi“. Compresi nel trattamento anche politici, giornalisti, imprenditori, … Sono già centinaia le organizzazioni nazionali e … Leggi tutto

Il coraggio di un direttore di ammettere gli errori

Ci sono dei momenti in cui ci si sente orgogliosi di dare un piccolo contributo a cose importanti. Ieri Peter Gomez, direttore del Fatto Quotidiano online,  ha scritto un preciso e autocritico contributo per spiegare che sostanzialmente la redazione del Fatto Quotidiano digitale e i relativi tecnici avevano fatto degli errori nel mettere su la nuova release del sito e che sarebbero tornati alla vecchia versione in attesa di mettere a punto la release avanzata. Un bel gesto, apprezzato, di dialogo e trasparenza con i lettori. Ben diverso dalle azioni di molti direttori, anche giovani e rampanti, che non amano parlare di quello che succede nelle loro redazioni e che continuano a predicare con retorica ed ex cattedra come fossero papi laici in una società medievale. Come ha dichiarato Arianna Huffington allo Iab Forum: “nella informazione in rete occorre mettersi allo stesso livello dei cittadini – lettori”. Appunto …

Abbiamo sbagliato. Anzi come direttore responsabile del sito ho sbagliato, ed è giusto dirlo chiaramente. La nuova versione de ilfattoquotidiano.it non funziona come dovrebbe. Chi ieri è riuscito a leggerci (durante le poche ore in cui siamo stati in piedi) o ha visto quanto ho scritto su facebook e twitter ha vissuto in diretta quello che è accaduto. A questo punto inutile profondersi in altre scuse agli utenti o agli abbonati. Questo giornale web è nato per dare un servizio ai suoi 400.000 frequentatori giornalieri: scrivere le notizie. Tutte le notizie che siamo in grado di trovare e valutare. Dobbiamo quindi tornare a farlo subito.

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Anima e Ipad

Maurizio Ferraris, un vero genio dei tempi moderni ha sfornato questa estate un nuovo libro

Che cosa c’entra l’anima con l’iPad? In apparenza, niente. La prima è quella fitta di rimorso che ci avvisa che siamo vivi e coscienti, il secondo è l’assoluto tecnologico del momento. Tuttavia, questa strana coppia ha una affinità profonda, perché la tecnica non è aberrazione, ma rivelazione e, come in un corteo, porta alla ribalta una moltitudine di cose antichissime. Quali? Anzitutto la scrittura. Tanto l’anima quanto l’iPad hanno memoria da vendere e sono dei blocchi su cui si legge, si scrive e si archivia. Sì, perché non solo il «pad» di iPad ci ricorda il blocco di carta gialla e rigata reso familiare dai legal thriller, ma la più antica immagine dell’anima, da Platone a Freud, è stata quella della tavoletta di cera, gialla anche lei, la tabula su cui si scrive e si cancella. Questa scrittura, dentro e fuori della mente, è l’origine della coscienza e del mondo sociale.

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