L’informazione online è sempre di più appannaggio delle testate native digitali: i vecchi giornaloni ci stanno lasciando

Le rilevazioni di comScore di dicembre 2019 vedono in testa Citynews, con oltre 21 milioni di visitatori unici nel mese, poi TgCom24,  con 19 milioni 726mila, e  Repubblica.it, terzo con 19 milioni 428mila, quarto Fanpage con 18 milioni 707mila visitatori unici, al sesto posto il  Fatto Quotidiano, che supera il Corriera della Sera di stretta … Leggi tutto

L’ Osservatorio sulle testate online nazionali e locali 2018

L’ Osservatorio sulle testate online nazionali e locali 2018 presenta le evidenze emerse nell’ambito della prima edizione dell’Osservatorio sulle testate digitali nazionali e locali, avviato da AGCOM in collaborazione con ANSO e USPI, al fine di monitorare l’evoluzione del settore, nel più ampio contesto di analisi dei media, nella prospettiva di tutela del pluralismo.

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Un corso on-line con la Scuola Holden firmato Pasteris e Borgogno per imparare a fare giornalismo e informazione

logo_holdenSe volete imparare qualcosa di utile per fare giornalismo o informazione potete partecipare al corso organizzato dalla prestigiosa scuola Holden che ho realizzato con Franco Borgogno. Il corso è articolato in otto lezioni utilizzando una piattaforma di e-learning molto diffusa, Moodle che permette di  interagire con i docenti e con gli altri studenti, consultare le lezioni, i video, le presentazioni, realizzare gli esercizi pratici. Il corso ha un costo contenuto rispetto ad altri corsi carissimi ed inutili. Se volete iscrivervi.

La presentazione del corso e qualche notizia su Franco Borgogno e Vittorio Pasteris:  Il giornalismo è una passione, uno stile di vita, un modo di essere, ma è anche una professione che sta mutando in maniera velocissima per l’evoluzione tecnologica e sociale. Il nostro corso di giornalismo in e-learning è costituito da due percorsi: uno sul giornalismo tradizionale e uno sul giornalismo digitale, interconnessi e interdipendenti.

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I problemi della redazione de Il Vostro

Secondo Italia Oggi

Il quotidiano online Il Vostro, lanciato lo scorso aprile e diretto da Leonardo Boriani (ex direttore della Padania), versa in gravi difficoltà. Da mesi si accumulano ritardi nel pagamento di giornalisti, collaboratori, fornitori, e pure del canone di locazione dello stabile in cui ha sede il giornale, nella bella viale Majno a Milano. Cosa sta accadendo? Al momento della presentazione, lo scorso aprile, l’imprenditore John Visendi era stato indicato come azionista di riferimento. E l’ex assessore alla cultura della regione Lombardia, Massimo Buscemi (ex manager di Publitalia, nonché marito di Erika Daccò, figlia del faccendiere Pierangelo Daccò) era tra i promotori dell’iniziativa. Visendi, in realtà, non ha mai rilevato quote, non risulta tra i soci, e dei 10 mila euro di capitale sociale della Pensiero Italia srl, casa editrice de Il Vostro, ne sono stati versati finora solo 2.550 da Michela Crescenti. Una signora di Ospitaletto (Brescia) che in passato è stata socia di una impresa agricola di allevamento di pollame e altri volatili, cessata nel novembre 2010. Amministratore unico di Pensiero Italia è Anna Abbatecola, Visendi non ha incarichi formali, ma nei rapporti con i dipendenti della casa editrice si pone come referente unico. Buscemi, invece, dopo circa un mese dal via del quotidiano online, si è defilato, con una decisione che probabilmente ha rallentato il decollo della concessionaria di pubblicità (comparto dove Buscemi ha grande know how).

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Libero si compra Virgilio: ecco il super maxi gruppo editoriale on-line italiano

Via Zeus News Ormai sembra che i giochi siano fatti: sarà l’ex proprietario di Wind, l’egiziano Naguib Sawiris, ad acquistare da Telecom Italia la web company Matrix che gestisce il portale Virgilio e il sito dell’Elenco Abbonati 1254. Il gruppo editoriale L’Espresso si sarebbe invece dichiarato non interessato. Sawiris, con la sua Orascom, attualmente gestisce … Leggi tutto

Nuovi strumenti per valutare un giornale online

Stefano Maruzzi su Linkiesta

Ricordo anche quando negli anni novanta i primi articoli del Wall Street Journal sul tema citavano le Hit come l’unità di misura delle dimensioni e del successo di un sito Web. Ho iniziato ad avvicinarmi a diversi strumenti di analytics, affascinato dal miraggio di una precisa misurazione del comportamento dei consumatori sulle pagine di una proprietà online. Da quei giorni i progressi in materia sono stati significativi lato tecnico, meno nel livello di comprensione di chi è chiamato a commentare pubblicamente i dati rilevati da terze parti. Oggigiorno dare rilevanza e formulare giudizi sulla base delle stime di traffico è quantomeno superficiale. Sintetizzando al massimo:

Unique Users e PageView (soprattutto quest’ultima) sono metriche alquanto vuote e inutili salvo per assegnare l’ipotetico medagliere a cui non è interessato proprio nessuno. Gli UU sono un’unità di misura alquanto vaga e incompleta, soprattuto quando stimati attraverso panels spesso capaci di sottostimare anche di diverse dozzine di punti percentuali il reale traffico come l’esperienza mi insegna. Ancora peggio, se possibile, con le PVs, un dato quantitativo privo di qualsiasi significato se non quello di indicare un volume generico, spesso artificiosamente gonfiabile. Pensate a una foto gallery di modelle in costume o al video di uno scoiattolo particolarmente intraprendente che mette in fuga un orso grizzly. Visto spesso, forse addirittura troppe volte.

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La discesa dei quotidiani tradizionali online e la crescita dei nativi digitali

Via Il Giornalaio

Sono stati diffusi ieri i dati Audiweb relativi all’ audience online del mese di febbraio 2012.

Complessivamente l’audience online nel giorno medio registra una crescita del 7,3%, con 13,8 milioni di utenti attivi. Calano però sia il tempo speso, che passa da 1 ora e 37 minuti a 1 ora e 26 minuti, che le pagine viste, che si riducono a 166 da 202; il tempo per pagina si riduce altrettanto del 7,2%. Dunque, a parità di condizione, vi sono più persone che accedono ad Internet ma, pare davvero, vi dedicano meno tempo, minor attenzione ed interesse.

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Peluffo ci prova a incentivare l’editoria online

Via Anso

Il futuro per l’editoria locale online nei prossimi mesi potrebbe essere, forse, un po’ più roseo. Le dichiarazioni che il sottosegretario Paolo Peluffo ha fornito oggi (segue video) fanno ben sperare. Sono 120 i milioni di euro che il Governo erogherà come contributi all’editoria per il 2012 molto meno dei 150 del 2011 o dei 180 del 2011, ma Peluffo dichiara che saranno stanziati «sulla base di parametri industriali corretti che spingano le imprese verso comportamenti adeguati alla evoluzione del settore» e aggiunge «il Governo pensa quindi anche a un maggiore impegno verso l’editoria online e a comportamenti che rendano le imprese più sane. È indispensabile pensare a un sistema completamente rinnovato che guardi al futuro».

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Nel 2012 la pubblicità online supererà la carta anche in Italia

Zitta zitta, buona buona, la pubblicità online sta superando in Italia quella cartacea … (via il Sole24Ore)

Piange la “carta” ma vola l’online. Se la torta della pubblicità si assottiglia sempre di più per periodici e quotidiani, su internet la marcia degli inserzionisti comincia a far tremare i polsi a tutti gli altri media. Televisione compresa, anche se le cifre sono ancora molto distanti: il piccolo schermo raccoglie infatti ancora la metà degli spot su un mercato da quasi 9 miliardi, mentre l’online poco più di un miliardo. Con un risultato che comunque, per il 2012, potrebbe essere eclatante: l’anno prossimo infatti secondo le previsione di Iab, l’associazione dell’advertising interattivo che oggi e domani avrà un forum tutto suo a Milano, internet diventerà il secondo canale per la raccolta di spot proprio dopo la tv, ipotizzando una crescita tra il 10 e il 15 per cento. Saranno superati, quindi, tutti gli altri media, dalla radio alla stampa. Un sorpasso significativo anche dal punto di vista industriale.

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Revenue van cercando

Via Il Giornalaio

Le edizioni online di quotidiani e periodici sono sostanzialmente esclusi da quella è la fetta più consistente degli investimenti in  comunicazione online: il search advertising. Format per il quale nel nostro paese non esistono dati consolidati ufficiali.

All’esclusione dal format che rappresenta da solo il 50% del mercato si sommano la riduzione della quota di ricavi unitari derivanti da display advertising e la diminuzione significativa dei listini di vendita alle aziende, agli investitori pubblicitari, per questo tipo di comunicazione, una bassissima propensione da parte degli internauti a cliccare sugli annunci che, infatti, generano tassi di conversione mediamente inferiori al 0,20%.

A questi aspetti si aggiunge una generale scarsa capacità di coinvolgimento con linguaggi e modalità di porgere arcaici che non si sono ancora adattati ed evoluti alla comunicazione digitale sia in termini di proposta dei contenuti degli editori, come dimostrano i dati sulla scarsa permanenza temporale all’interno delle edizioni online dei quotidiani,  che di soluzioni creative degli addetti ai lavori del settore pubblicitario, testimoniate dai dati precitati e dallo scarso impiego di forme che vadano oltre la consuetudine, siano esse nei mezzi classici con gli annunci tradizionali piuttosto che attraverso i banner che ne sono la trasposizione digitale.

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