Un 2010 ancora con la legge Pisanu

L’onnicomprensivo decreto milleproroghe proroga anche per il 2010 la legge Pisanu Via Sergio Maistrello Giusto per chiudere una questione aperta qualche mese fa e portata avanti insieme a un bel po’ di amici, oggi è uscito in Gazzetta Ufficiale il decreto milleproroghe che proroga di un altro anno l’articolo 7 della legge Pisanu (sì, quello … Leggi tutto

La carta dei cento per il WiFi libero

Per capire di cosa si tratta

Il 31 dicembre 2009 sono in scadenza alcune disposizioni del cosiddetto Decreto Pisanu (”Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale”) che assoggettano la concessione dell’accesso a Internet nei pubblici esercizi a una serie di obblighi quali la richiesta di una speciale licenza al questore.

Lo stesso Decreto, inoltre, obbliga i gestori di tutti gli esercizi pubblici che offrono accesso a Internet all’identificazione degli utenti tramite documento d’identità . Queste norme furono introdotte per decreto pochi giorni dopo gli attentati terroristici di Londra del luglio 2005, senza alcuna analisi d’impatto economico-sociale e senza discussione pubblica. Doveva essere provvisoria, ed è infatti già scaduta due volte (fine 2007 e fine 2008) ma è stata due volte prorogata.

Si tratta di norme che non hanno alcun corrispettivo in nessun Paese democratico; nemmeno il Patriot Act USA, approvato dopo l’11 settembre 2001, prevede l’identificazione di chi si connette a Internet da una postazione pubblica. Tra gli effetti di queste norme, ce n’è uno in particolare: il freno alla diffusione di Internet via Wi-Fi, cioè senza fili. Gli oneri causati dall’obbligo di identificare i fruitori del servizio sono infatti un gigantesco disincentivo a creare reti wireless aperte. Non a caso l’Italia ha 4,806 accessi WiFi mentre in Francia ce ne sono cinque volte di più.

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I conti del computer di Brenda non quadrano

Oltre ad esssere piuttosto differenti le valutazioni quantitative date dai giornalisti, lasciano un po’  di stucco gli esempi presentati per “far capire” i lettori … Secondo Il Messaggero Sono 60 mila i file, tra visibili e cancellati, presenti nella memoria del computer di Brenda, la transessuale testimone nell’inchiesta sul caso Marrazzo trovata morta il 20 … Leggi tutto

Il punto sul piano governativo per la banda larga

Alessandro Longo su Apogeonline

Alla fine forse arriveranno, i milioni di fondi pubblici promessi per la banda larga. Domenica il ministro allo sviluppo economico Scajola l’ha definito «un investimento proritario». Nei giorni precedenti il ministro per l’innovazione Brunetta aveva addirittura indicato una data: entro il 15 dicembre. A fine anno, si prevede, sarà sbloccata una prima tranche, forse 200-300 milioni, degli 800 che questo governo dovrebbe stanziare, nell’ambito degli 1,47 miliardi previsti dal piano Romani. Piano che quindi potrebbe partire nel 2010 e andare avanti con i ritmi già annunciati. Per dare i 20 Megabit al 96% della popolazione e i 2 Megabit (via wireless) al resto entro il 2012.

Eppure, tutto questo can can sui fondi promessi, poi spariti, ora ripromessi rischia di farci perdere di vista il quadro d’insieme. Dimentichiamo che il problema dell’Italia non sono quegli 800 milioni che mancano, ma è il ritardo sistematico rispetto all’Europa. «Ci sono tre partite aperte, la lotta al digital divide, all’analfabetismo digitale e la spinta verso il futuro della banda larga», dice Maurizio Decina, ordinario di reti e comunicazioni al Politecnico di Milano. «E il piano Romani si occupa solo del primo, che è la minor parte, cioè di portare banda larga nelle aree di fallimento di mercato».

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Scajola punta sulla banda larga

Via Repubblica

Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, nel corso dell’ultimo Cipe, ha consegnato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi un appunto per chiedere – secondo quanto risulta all’agenzia Ansa – l’avvio di alcuni progetti per i quali sono già state definite le risorse, “misure che attuate consentirebbero di dare risposta anticiclica a molte crisi in atto”.

Tra gli interventi viene citata la banda larga che con 800 milioni di investimenti da parte del governo darebbe lavoro a 50.000 addetti e consentirebbe di aprire 33.000 cantieri, con un impatto positivo sul Pil pari a 0,2 punti percentuali. Ma, nell’elenco, sono indicati anche i progetti di riconversione di aree industriali e quelli per la creazione di zone franche, anche in Abruzzo.

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Banda larga se capita

Via Repubblica.it Il governo ha distrutto le speranze di avere, in breve tempo, internet banda larga per tutti gli italiani. L’annuncio è arrivato ieri da Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “I soldi per la banda larga li daremo quando usciremo dalla crisi”. Si riferisce agli 800 milioni che il governo aveva promesso di … Leggi tutto

Sogni di broadband

Giacomo Dotta intervista Vivane Reding Voi fate riferimento alla situazione in Finlandia e nel Regno Unito. Il Governo UK sta abbozzando la nuova legislazione basata sulla Digital Britain Strategy, che include le disposizioni su servizio universale e broadband (questa legislazione è prossima alla pubblicazione e adozione entro l’inverno). La Finlandia, per contro, ha già adottato … Leggi tutto

Venezia Wireless

Via Apogeonline Venerdì prossimo Venezia illuminerà ufficialmente col WiFi tutto il Canal Grande e molti altri luoghi strategici per la vita cittadina, comprese alcune zone di Mestre e parte del Lido. È lo snodo fondamentale del progetto di innovazione e digitalizzazione da 10 milioni di euro fortemente voluto dal vice di Massimo Cacciari, Michele Vianello. … Leggi tutto

1,5 miliardi contro il digital divide

Via Lastampa

Il «progetto di sistema» per portare al superamento del digital divide entro il 2012 con l’accesso a Internet per tutti «potrebbe portare a un incremento del Pil di 2 miliardi di euro». Lo ha affermato il viceministro allo Sviluppo economico, con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani in un’audizione congiunta davanti alle Commissioni Trasporti della Camera e Lavori Pubblici del Senato. «Investire quasi 1,5 miliardi di euro in banda larga – ha spiegato Romani – potrebbe portare a un incremento del Pil di 2 miliardi di euro, ovvero è ipotizzabile che ogni euro di investimento realizzato nel settore Ict generi un incremento sul Pil nazionale pari a 1,45 euro». Il progetto, ha proseguito il viceministro, interesserà circa 50mila persone in quattro anni (oltre 4mila ingegneri, più di 11mila tecnici e assistenti, circa 13mila operai qualificati e 15mila operai comuni, oltre a 6mila impiegati) e comporterà oltre 33mila interventi diversi «che avranno ricadute positive anche in altri settori economici».

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