Angeli dalla palla ovale

Via Lastampa.it

Come da manuale del rugby è tornato indietro per poi riandare avanti. Stavolta non con l’ovale in mano per cercare di superare la linea avversaria, ma con un’anziana (e relativa bombola d’ossigeno) sulla spalle. L’ultima meta di Andrea Pallotta, estremo dell’Aquila Rugby di 23 anni, è la più bella: nel dramma del terremoto ha cercato di «placcare» la malasorte salvando prima una donna, poi il marito dopo aver sfondato a spallate la porta di casa loro. La sua, di abitazione, Pallotta l’aveva persa poco prima («è totalmente inagibile»), ma non era il momento di stare a pensarci. «Ero in mezzo alla strada – racconta – e ho sentito grida di aiuto di una donna. Sono subito corso verso il punto da dove venivano, la tromba delle scale era crollata e intorno era tutto un disastro».

Il rugbista che quest’anno è stato anche azzurro nel Seven, ha agito d’istinto: «Sul momento, per la confusione, la puzza di gas clamorosa che usciva dalle tubature rotte e i calcinacci – dice -, non mi sono neppure reso conto se fossero uomini o donne, ho pensato solo a portarli fuori. Poi ho saputo che erano marito e moglie. L’uomo era finito sotto ad una pietra e ai tubi dell’acqua, e ho dovuto sollevare tutto. Mentre li portavo fuori c’è stata un’altra scossa e sinceramente mi sono preoccupato». Ma bisognava battere anche la paura, così dopo aver salvato i due anziani è tornato indietro per portare fuori anche la bombola dell’ossigeno. Pallotta non è stato l’unico dell’Aquila Rugby a perdere la casa, sussurra dall’ospedale dove sta dando una mano ai soccorsi il tecnico Massimo Mascioletti (ex ct della nazionale). Ma nonostante tutto la mobilitazione della squadra simbolo sportivo della città abruzzese (5 scudetti e 2 Coppe Italia) è stata generale, come successe a Rovigo ai tempi dell’alluvione, quando fra i primi soccorritori ci furono tutti i giocatori della squadra di rugby.

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La creatività al potere purchè alla Boston Globe

Le versioni digitali dei tre maggiori quotidiani generalisti italiani stanno proponendo in questi giorni della tragedia del terremoto abruzzese delle testate dei siti con grandi fotografie. L’origine di queste foto ha già creato grosse polemiche in rete. UPDATE: con le corrette risposte alle polemiche E’ per lo meno curioso che tutti abbiano scelto di copiare … Leggi tutto

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Ripercorrendo la storia di Giampaolo Giuliani e di MP4

E’ difficile capire senza strumenti scientifici adeguati il valore assoluto delle ricerche Giampaolo Gioacchino  Giuliani , Roberto Giuliani e Victor Alekseenko sull’uso del Radon come precursore di eventi sismici. I risultati predittivi delle apparecchiature artigianali prodotti sembrano significativi. Altrettanto significativi sono stati i segni di disinteresse degli scienziati famosi e dei politici per le loro ricerche.

Resta il fatto che Giuliani negli ultimi giorni aveva cercato di ottenere l’attenzione sostenendo che i suoi dati sperimentali prevedevano  un imminente terremoto all’Aquila. Giuliani è stato denunciato per procurato allarme, dopo che Bortolaso aveva sostenuto che le scosse di terremoto che continuano a scuotere l’Abruzzo non erano tali da preoccupare . Era il primo aprile, ma non era un pesce

Proviamo a tessere la trama della storia del radon e dei terremoti. Gioacchino Luciani è un ricercatore del laboratorio nazionale del Gran Sasso, dove lavora anche il figlio Roberto come tecnico. Victor Alekseenko è un ricercatore russo del Baksan Neutrino Observatory. Giuliani padre formalmente fa parte dell’INAF che curiosamente con un comunicato ha voluto specificare il suo ruolo e quello di Giuliani.

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Qualcuno aveva previsto il disastro

Negli ultimi giorni di marzo Giampaolo Giuliani, tecnico e ricercatore presso il laboratorio nazionale di fisica del Gran Sasso aveva sostenuto che lo sciame sismico che ha caratterizzato le ultime settimane poteva essere il preannuncio di un evento più forte, quello che poi si è verificato nella notte tra domenica e lunedì. Di Giuliani si … Leggi tutto

Cronache da un Mediacamp

Andrea Fama su LSDI

Ma veniamo al vivo di questa giornata finale, cercando innanzitutto di capire cos’è un MediaCamp, ovvero una conferenza informale basata su una forte interazione tra oratori e pubblico, i cui ruoli si alternano e si sovrappongono nel tentativo di instaurare un dialogo aperto ed orizzontale, pronto ad accogliere e a far fruttare idee, esperienze e contributi provenienti dalle realtà più disparate.

Ed infatti il programma in carnet per questa domenica si presenta decisamente ricco, con una scaletta di interventi variegata ed interessante, a dimostrazione che certo mondo dell’informazione è più che mai vivo e partecipativo, grazie all’energia e all’entusiasmo di numerosi giovani, perfettamente coadiuvati da figure di spicco del giornalismo italiano, la cui esperienza funge da base di lancio comune per i nuovi stimoli provenienti dal basso.

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