A Mirafiori i sindacati dicono no alla proposta Fiat

Via Repubblica Torino Si è interrotta la trattativa tra Fiat e sindacati sul futuro di Mirafiori. I dubbi non solo della Fiom sulla nuova proposta della Fiat si sono trasformati in una bocciatura. E l’azienda ha deciso di interrompere il negoziato: “Non ci sono le condizioniper un rilancio dello stabilimento torinese”. Le perplessità espresse già … Leggi tutto

Una mobilitazione nazionale dei giornalisti precari

Via Soltanto una precaria Parliamo di mobilitazione nazionale. In queste settimane ho sentito diversi discorsi sulla possibilità di organizzare questa protesta per migliorare la condizioni dei giornalisti precari. Mi sono sembrati discorsi vaghi, per la verità. Come se non si volesse agire veramente. Certo, posso sbagliarmi. So che il sindacato vuole proporre una settimana di … Leggi tutto

Lettera dei lavoratori di Eutelia – Agile a Beatrice Borromeo

I lavoratori di Eutelia scrivono a Beatrice Borromeo

Su “il Fatto Quotidiano” del 24 novembre 2010, è apparso l’ultimo di una lunga serie di articoli di Beatrice Borromeo sulla “crisi” Agile-Eutelia-Omega, l’ultimo frutto avvelenato di questa devastazione industriale in questi giorni è stato il fallimento di Phonemedia, azienda di servizi e call center, che era fra i gironi dell’inferno Omega-Libeccio, con 9000 posti di lavoro evaporati dietro gli sporchi giochi di speculazione selvaggia dei Liori e di Massa della Omega.

Ma questa lettera aperta a Beatrice vuole parlare di Agile ex Eutelia, che nel titolo e nel contenuto del pezzo “La lenta agonia dei dimenticati di Eutelia”, evoca una sorta di smobilitazione rassegnata dei lavoratori e lavoratrici Agile, rispetto a una vertenza che fra l’occupazione della sede di Roma, l’irruzione fai da te di Samuele Landi e il presidio a Montecitorio, aveva acceso i riflettori su di se dei media e della Rete. Noi non siamo in agonia, dimenticati forse, ma non rassegnati, anzi…

La lettera a Beatrice Borromeo

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Lettera a Fazio e Saviano sul precariato

Via Generazione P Gentile Roberto Saviano e Fabio Fazio, Vorrei che raccontiate l’inferno che vivono tanti giovani come me. Un inferno che molti di noi, la politica, l’economia, la società e i mezzi di comunicazione di massa rifiutano di guardare in faccia. Abbiamo paura, ci spaventa perché forse scopriremo più colpevoli che innocenti. Ma è … Leggi tutto

Rileggere la storia della giornalista Paola Caruso

Paola Caruso, una giornalista, una donna, sabato scorso ha iniziato uno sciopero della fame e della sete, che prudentemente si è trasformato in un solo sciopero della fame.

Sciopero della fame e della sete, le prime 24 ore. ?Mi sento un po’ debole, ma sto bene.

La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 Sciopero della fame e della sete, dopo le prime 24 ore. La novità è che ho bevuto. Mi hanno convinto gli amici, ma vado avanti con lo sciopero della fame.
Per chi mi ha chiesto i motivi della protesta ecco qualche dettaglio. Spero di essere chiara: al momento sono un po’ cotta e parecchio stanca. ?sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l’iter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa.
La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni, lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: “Ecco la mia occasione”. Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi.
Ho chiesto spiegazioni: “Perché non avete preso me o uno degli altri precari?”. Nessuna risposta. L’unica frase udita dalle mie orecchie: “Non sarai mai assunta”.

Il suo gesto è andato avanti per cinque giorni. Ieri, mercoledì, Paola ha sospeso il suo sciopero.

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Paola Caruso ha interrotto lo sciopero della fame

Ora il suo testimone passa ad altri in parole e opere

Sciopero della fame, quinto giorno. Fine. Oggi interrompo la protesta. Quello che ho potuto fare l’ho fatto. Ho raggiunto il mio obbiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica, almeno per quanto riguarda la Rete e gli organi legati all’editoria. Anche se la maggior parte della stampa tradizionale mi ha ignorata, nonostante i lanci di agenzia. Chissà perché?
Adesso è arrivato il momento di andare avanti con altri mezzi e strategie diverse per far discutere di precariato. Bisogna portare a casa risultati. Come? Rivoluzionare il sistema mi pare arduo, ma si può tentare di cambiare le regole, di dare più serenità ai precari, di garantire a tutti un lavoro dal valore monetario adeguato e  sufficiente a pagare affitto e mantenimento, senza l’aiuto della famiglia.
Purtroppo precarietà non significa flessibilità. All’estero un lavoratore flessibile ha uno stipendio superiore a quello di un dipendente a contratto a tempo indeterminato, almeno per quello che ne so. Questo permette ai flessibili di tutelarsi a proprie spese, non potendo usufruire delle tutele aziendali.

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I lavoratori Agile ex-Eutelia tornano in strada.

A più di un anno dall’inizio dello stato di agitazione permanente che portò al presidio delle principali sedi italiane della società, durato oltre 4 mesi, i lavoratori Agile ex-Eutelia sono costretti a tornare in strada per rendere note le ragioni della loro protesta. Dopo l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico avvenuto la scorsa settimana, la storia dei lavoratori Agile … Leggi tutto

Le tante Paola e la necessità civile che vengano a galla

Via SedNonSatiata

Che io conosca oppure no Paola è del tutto irrilevante.

Tutti conosciamo una, due, dieci Paola. La sostanza non cambia. Sono solo le facce e le professioni a cambiare, perché quello del precariato non è un problema solo dell’editoria.

Negli ultimi due giorni si è parlato diffusamente della situazione che ha portato Paola Caruso, una giornalista del Corriere della Sera, a ricorrere allo sciopero della fame. Per far sentire la sua voce, per ribellarsi pubblicamente contro un sistema che è intrinsecamente sbagliato.

Per portare un argomento così importante nella luce dei riflettori, perché – a mio avviso – in Italia sussiste uno strano fenomeno, quello per cui se nessuno si lamenta di un determinato fatto, allora vuol dire che tutto è in regola e che niente debba essere cambiato. Anche se il fatto in questione è moralmente, civilmente, umanamente sbagliato.

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La crisi morde a torino, con qualche sprazzo di speranza

Via Lastampa.it Sono ancora 20 mila i metalmeccanici in cassa integrazione a Torino e provincia. Anche il mese di settembre, seppur con un piccolo rallentamento, vede accumularsi le richieste di fermate. Naturalmente rispetto a due anni fa e anche al 2009 cambiano le tipologie. Secondo una ricerca della Fim torinese continua a scendere la richiesta … Leggi tutto